da “La Voce del Popolo”
Testo e foto di Arianna Tersigni
Negli spazi dell’IIC di Zagabria è stata inaugurata la mostra dell’attore e fotografo Gianfranco Jannuzzo «dovuta all’amore incondizionato che gli sloveni, i croati e i montenegrini hanno per il Bel Paese»
“Credo che la vita di ogni giorno sia affascinante. Mi piace parlare con le persone, ciò mi arricchisce, mi gratifica. Fotografarle, poi, è come assistere ad uno spettacolo in continuo movimento: irresistibile! La fotografia è memoria, racconto, testimonianza”. Queste parole di Gianfranco Jannuzzo, celebre attore ma anche raffinato fotografo, riecheggiano negli scatti che ha realizzato per decenni in vari angoli dell’Italia: dalla sua natia Agrigento alla fredda Milano, dalla caotica Roma fino all’elegante Torino… Le fotografie di Jannuzzo raccontano un’Italia intima e vera, in continua evoluzione nei decenni ma allo stesso tempo inerte ed eterna. Preti e suore, donne con i capelli avvolti dall’hijab, bambini ed anziani; ma anche volti celebri dell’italianità come l’illustre Gigi Proietti, punto di riferimento della comicità italiana nonché maestro di Jannuzzo stesso. Attraverso gli scatti in bianco e nero di Jannuzzo, il Bel Paese è raccontato nelle sue più svariate sfumature, attraverso l’occhio attento di un artista a 360 gradi che ha così voluto rendere omaggio ad una terra che è di tutti coloro che la amano e apprezzano.
Un’esposizione itinerante
Alcune tra le più belle fotografie di Jannuzzo sono state selezionate per allestire la mostra “Italia amore mio”, inaugurata a Zagabria presso l’Istituto Italiano di Cultura (IIC) l’altra sera e aperta al pubblico fino al 12 giugno. L’IIC ha realizzato l’esposizione in collaborazione con l’Università Popolare di Trieste, la Regione Friuli-Venezia Giulia e l’Ambasciata d’Italia a Zagabria. “Siamo fieri di aver potuto organizzare questo evento e di poter ospitare la mostra – ha affermato durante l’inaugurazione il direttore dell’IIC, Gian Luca Borghese –. Essa ha già una storia di circuitazione prestigiosa. È stata già ospite presso le sedi di diverse Comunità degli Italiani in Istria, è stata al Museo Civico di Potenza ed è stata addirittura presentata al Museo nazionale delle arti del XXI secolo MAXXI di Roma. In questa mostra non si vede l’Italia paesaggistica ma si vedono gli italiani. L’Italia è fatta di individui, è fatta di italiani di vecchie e nuove generazioni – ha riflettuto Borghese – questa mostra chiude il ciclo cominciato con l’unità d’Italia, quando Massimo D’Azeglio diceva abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani”. Anche l’ambasciatore d’Italia in Croazia, Paolo Trichilo, si è detto “molto contento che l’IIC ospiti la mostra di un artista poliedrico come Jannuzzo, che nei decenni si è espresso anche attraverso la fotografia”.
Diffondere il patrimonio italiano
Durante l’inaugurazione è poi intervenuto Paolo Rovis, vicepresidente dell’Università Popolare di Trieste e delegato della Regione Friuli-Venezia Giulia, che ha portato i saluti del presidente dell’Università Popolare di Trieste, Edvino Jerian e del presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. “Jannuzzo è uno straordinario attore ma anche uno straordinario fotografo, che utilizza la macchina fotografica analogica e pellicole in bianco e nero – ha affermato Rovis –. ‘Italia amore mio’ sono tre parole che dicono tutto sul sentimento nei confronti dell’Italia e come Università Popolare di Trieste riteniamo di svolgere anche la funzione di diffondere e difendere il patrimonio della cultura, della lingua e delle arti italiane nel mondo. In particolare come nostro scopo sociale ci rivolgiamo alle Comunità degli Italiani di Slovenia, Croazia, Montenegro e Serbia”.
Interesse per la CNI
Successivamente Fabrizio Somma, segretario generale dell’Università Popolare di Trieste e curatore della mostra e del relativo volume-catalogo, ha condiviso con i presenti come è nata l’idea di “Italia amore mio”. “In molte occasioni in cui passavamo del tempo insieme, Gianfranco, anche in contesti ufficiali, tirava fuori la macchina fotografica, scattava delle foto e poi rimetteva via il tutto e continuava a parlare – ha spiegato Somma –. Questo suo atteggiamento di lasciare tutto e fotografare capitava sempre più spesso ed è così emersa quella che è la sua passione per la fotografia. Da qui l’idea della mostra fotografica. In occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica, continuando a confrontarci sulle sue emozioni e sui suoi sentimenti, è venuto fuori anche il suo grande interesse per la realtà della Comunità Nazionale Italiana nei Paesi dell’ex Jugoslavia”, ha concluso Somma. Interesse che è stato confermato da Jannuzzo stesso, che ha dichiarato come l’idea della mostra sia stata dovuta in gran parte “all’amore incondizionato che gli sloveni, i croati e i montenegrini hanno per l’Italia”.
Un’immagine che rapisce
All’inaugurazione è intervenuta infine Francesca Martinelli, docente di storia dell’arte e arti applicate presso l’Università Popolare di Trieste: “Lo stile fotografico di Jannuzzo fa parte della poetica umanista – ha spiegato Martinelli –. La poetica umanista, all’interno del movimento della fotografia umanista, è molto antica: nasce negli anni ‘20 del secolo scorso a Parigi. Si tratta della poetica del bianco e nero; ma perché questa scelta? C’è un aspetto molto importante in questo tipo di fotografia che appartiene a questa corrente e che Jannuzzo riesce a rendere in maniera emotivamente coinvolgente: è il fatto che tutte queste immagini, tutti questi volti, sono un attimo, un momento… Questo tipo di fotografia non chiede permesso, è una fotografia che rapisce e che parla della condizione dell’uomo. Ha due caratteristiche: è un memento mori, cioè la fotografia ripete meccanicamente e infinitamente quello che l’esistenza non può fare. Inoltre, la fotografia di Jannuzzo genera in colui che la guarda il punctum nella pancia, ossia la percezione emotiva di quell’immagine che va a sostituirsi a tutte le altre”.
Durante l’inaugurazione tutti gli interventi sono stati magistralmente tradotti da Petra Švarc. Inoltre, l’IIC ha offerto a tutti i presenti il volume-catalogo della mostra, edito da Battello stampatore, autografato in tale sede da Jannuzzo stesso.